Per Stefano l’incontro con la serigrafia coincide con un ritorno. La voglia di fare e di non mollare lo hanno sempre accompagnato. E da quel cartone per la pizza ne ha fatta di strada. Ecco la sua storia.
Ciao Stefano, che cosa c’è di indispensabile da sapere su di te? Chi sei e che cosa fai?
Sono Stefano, ho 37 anni e da qualche anno ho scoperto quasi per caso il fantastico mondo della serigrafia. Dopo una laurea in Lingue e aver passato 4 anni a Madrid svolgendo vari lavori, tra cui il commesso in una libreria di un centro commerciale e il traduttore per alcune case editrici e aziende, decido di tornare in Italia.
Nel 2012 trovo lavoro in un paese vicino Bologna, in un campo totalmente estraneo a quello della serigrafia e della grafica, ossia in una ditta che si occupa di servizi logistici per farmacie, e lavorandoci fino a fine 2015.
Come nasce la tua Indelebile Serigrafia?
Al mio ritorno in Italia, in particolare a Genova, dove ho frequentato medie e superiori e dove vive ancora mia madre, incontro un amico di vecchia data, Fabio, molto portato per i lavori manuali e come me appassionato di punk, hardcore e in generale alla cultura underground, con cui inizio ad interessarmi alla serigrafia, smanettando qua e la su Youtube e guardando con interesse alcuni tutorial in inglese, giacché il nostro scopo era quello di riprodurre su delle t-shirt le copertine dei dischi e i loghi delle band anni ’80 che ascoltavamo.
Decido di ordinare un kit per la serigrafia casereccia dagli Stati Uniti comprendente tre barattolini di tinta all’acqua, un telaio in poliestere e dell’emulsione. I primi risultati furono disastrosi, ma dopo aver ordinato del materiale un po’ più professionale da un fornitore italiano ed essermi attrezzato con un faro da cantiere per impressionare i telai, le stampe iniziavano ad uscire leggermente meglio, anche se non mi entusiasmavano più di tanto.
Fai conto che al posto del piano serigrafico utilizzavo i cartoni per pizza in modo che non passasse l’inchiostro tra uno strato e l’altro della maglietta. Decido di ordinare delle pinze a cerniera e di costruirmi un piccolo banco in legno e i risultati piano piano migliorarono.
Dopo un paio di mesi decido di ordinare online un banco serigrafico a un colore con cui continuo ancora oggi a lavorare.
Ho affittato un piccolo appartamento a pian terreno nella prima periferia della città dotato di cortile e garage dal quale ho ricavato un angolo per il mio laboratorio.
Nel 2014 ho anche frequentato un corso di grafica finanziato dalla regione per acquisire competenze nel disegno vettoriale, nel fotoritocco, nel web design e dopo essermi fatto un po’ di pubblicità attraverso la rete e con l’aiuto di alcune conoscenze, ho iniziato a partecipare anche ad alcune fiere, concerti, festival e mercati artigianali della zona facendomi conoscere, anche se per via del lavoro a tempo pieno non sempre è stato facile stare dietro a tutti gli eventi che mi venivano proposti.
Le mie stampe sono quasi state sempre a sfondo goliardico o prendevano ispirazione da commedie italiane e polizieschi anni ’70, cosa che veniva abbastanza apprezzata dai cultori del genere.
Ora faccio molto stampe su richiesta per associazioni culturali/sportive o piccole attività commerciali.
La serigrafia produce stampe indelebili?
A parte le prime stampe che andavano via al primo lavaggio, causa l’inchiostro scadente e le scarse conoscenze tecniche dei processi di essiccazione, oro decisamente sì.
Anche se il termine “indelebile” è più una metafora che richiama ai vecchi ricordi passati che rimangono impressi nella memoria, alla cultura underground e al d.i.y. che, nonostante la globalizzazione abbia ormai preso piede sotto varie forme, rimangono valori indelebili, che non possono scomparire e che qualcuno porterà sempre avanti, anche in queste piccole cose.
Sappiamo della tua attenzione verso l’ambiente. Pensi sia possibile realizzare un laboratorio serigrafico completamente eco-sostenibile?
Non sono un esperto in materia anche se nel mio piccolo cerco di fare il possibile per la tutela dell’ambiente e sono del parere che i giovani artigiani desiderosi di intraprendere tali attività che abbiano anche un occhio di riguardo per queste tematiche, debbano essere incentivati dai vari enti competenti.
È anche così che si crea lavoro e si valorizza il sano e genuino artigianato.
Che cosa serve per iniziare a serigrafare? L’indispensabile.
Pazienza, umiltà, voglia di imparare sempre cose nuove, avere un’infarinatura dei più importanti programmi di grafica sia vettoriale che fotoritocco, uno spazio ben arieggiato, acqua corrente, un tavolo e tutto il materiale necessario per serigrafare (qualche telaio, inchiostro, una racla, un faro da cantiere con luce alogena e un buon fornitore).
Oltre alla serigrafia usi altre tecniche di stampa? Che differenze ci sono rispetto alla serigrafia?
Oltre alla serigrafia creo anche spillette personalizzate di varie misure.
Per fare le grafiche utilizzo i software più comuni, un taglierino circolare e una pressa per spille oltre ai vari componenti grezzi che ordino online.
La differenza con la serigrafia sta nel fatto che è un lavoro meno dinamico e non ci si sporca.
Dai un aggettivo alla serigrafia per ognuno dei cinque sensi. Un colore, un suono, un profumo, un sapore e una consistenza che la descrivano.
Un colore: il rosso perché è un colore con dei significati contrastanti come la vita/la morte, ma che significa anche sacrificio e passione.
Un suono: dipende dalla musica che ascolto quel giorno, di solito roba che mi tiene sveglio e non mi faccia addormentare, per cui può essere veloce e potente come l’hardcore punk o il metal, ma anche caldo e coinvolgente come il soul o il blues.
Un profumo: acre.
Un sapore: decisamente dolciastro.
Una consistenza: vischiosa.
Acqua o Plastisol?
All’inizio usavo colori all’acqua poi ho iniziato a usare l’eco-plastisol che mi da risultati più soddisfacenti e non si secca subito come l’acqua.
Cosa c’è nel tuo laboratorio?
Una pressa serigrafica, un faro da cantiere con luce alogena, un lavandino con acqua corrente, una vasca in plastica in cui metto i materiali liquidi da smaltire, un armadio in cui tengo gli inchiostri, diversi telai, attrezzi da falegnameria, dei piccoli altoparlanti con cui collego sempre il mio telefonino da cui esce solo musica, qualche gatto che ogni tanto gioca a nascondino, una bicicletta e vari pezzi di altre biciclette.
Per approfondire:
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