Massimo di gavetta ne ha fatta tanta e oggi EdiArt è un laboratorio tutto suo, dove stampa con la serigrafia e il digitale. La sua storia comincia con poca voglia di studiare e una passione per il disegno e gli adesivi.
E una moto da Enduro.
Ciao Massimo, presentati tu ai nostri lettori. Chi sei e che cosa fai?
Ciao, sono Massimo, ho 42 anni, sono di Pavia e abito a Santa Croce, una ridente frazione di San Martino Siccomario.
Cosa faccio? Mi piacerebbe dirti che lavoro, ma il mio lavoro è la mia passione e quindi si può dire che non ho mai lavorato, anzi, esattamente sono 27 anni che non lavoro (ride).
Mi occupo di serigrafia e stampa digitale e di tutto quello che con queste tecniche si può fare.
Come hai incontrato la serigrafia?
Avevo 16 anni, e non avevo sta gran voglia di studiare; mio padre ha insistito per qualche anno, con scarsi risultati. Era più forte di me, io a scuola mi annoiavo. O forse erano i professori che erano noiosi.
La mia passione era quella del disegno (materia in cui andavo benissimo insieme a religione e ginnastica).
Mi piaceva personalizzare le mie magliette e realizzare adesivi per la mia moto.
I miei amici, vedendo le mie grafiche, mi commissionarono subito degli adesivi, anzi, a dirla tutta, ancora oggi i miei amici mi commissionano adesivi (la pubblicità è sempre l’anima del commercio).
Mio padre, che si era stufato di spendere soldi per far studiare un figlio che non ne aveva voglia, mi disse: “Cercati un lavoro!”
E così feci, trovai come imbianchino in una grande ditta e feci i tre mesi di lavoro più belli del mondo, perché l’operaio a cui facevo da garzone il più delle volte mi diceva: “Io sono stanco che ieri sera ho fatto tardi, vado a dormire, tu fai quello che vuoi!”. Se dici una cosa del genere ad un ragazzino di 16 anni, secondo voi cosa fa? Lavora? Quindi noia totale anche lì!
A quel punto mio padre, sant’uomo, un sabato mattina mi portò in giro per cercare un altro lavoro e capitammo davanti ad una serigrafia e mi disse: “Vai li dentro a chiedere se hanno bisogno!” – “Serigrafia? Cosa fanno?” dissi io.
“Quello che fai tu a casa!” – “Ah..niente! (pensai io…bello!)”- E lui: “Scemo, fanno adesivi e magliette…”
Andai di corsa a domandare se avevano bisogno e vedendo la mia passione per la materia, mi presero in prova la settimana successiva e… ormai sono 27 anni che la serigrafia è la mia vita!
Perché hai deciso di aprire EdiArt e come hai scelto questo nome? Siamo curiosi.
Prima di decidere di aprire la EdiArt, feci 20 anni nella ditta dove cominciai, per 10 anni da dipendente e altri 10 da socio. Eravamo quattro soci ed era quasi impossibile andare d’accordo.
Come dice sempre mio padre: “La miglior società è dispari e tre soci son già troppi”.
Quando mi resi conto, tra alti e bassi lavorativi, che sparivano anche un sacco di soldi e soprattutto a mio nome, presi la mia decisione.
Abbandonai la società e ricominciai tutto da capo, facendo tesoro di tutto quello che in 20 anni mi era capitato.
Il soprannome che mi porto dietro da quando avevo 14 anni è Edi. Avevo un motorino da Enduro e il mio pilota preferito di Parigi Dakar era Edi Orioli della Cagiva. Ne parlavo continuamente a tutti i miei amici, ed un giorno Pippo (grande amico) mi disse: “Ueee bella Edi!” – ed io: “Chi?” – “Tu, tu” rispose lui: “Non ti piace Edi Orioli?”- “Sì”- “Bene da oggi sei Edi!” esclamò il Pippo!
Ovviamente Edi lo usai fin dall’inizio per firmare i miei adesivi, per incidere i tavoli delle birrerie, i muri della mia città, i muri delle altre città e così via. Insomma, anche lì rompevo abbastanza le balle a tutti!
Un altro caro amico, (il Luca) quando mi vedeva esclamava: “Bella EDI by EDI the ART of EDI” ovviamente per prendermi in giro, perché marchiavo ogni cosa.
Quando mi trovai a pensare al nome della mia attività il pensiero andò indietro fino a quel periodo e la scelta fu obbligata, quasi se quel nome mi stesse chiamando.
Sei uno stampatore con tanta esperienza ma anche un bravo grafico. Qual è il vantaggio di poter gestire anche la fase di progettazione e creazione grafica?
Il vantaggio è che sono perfettamente autonomo, me la canto e me la suono!
Dalla realizzazione della grafica alla stampa vera e propria, il risultato può cambiare e anche di tanto, quello che vedi a monitor è sempre bello. Certo, è retroilluminato ed anche i tratti più fini li vedi uniformi e precisi, ma quando stampi cambia tutto! Per fortuna la passione della grafica su computer è andata di pari passo con quella della stampa e oggi posso dire di essere un buon grafico ed un buon stampatore.
Sappiamo che hai a cuore la soddisfazione dei tuoi clienti. Qual è la richiesta più assurda che ti hanno fatto?
Quelle più assurde finiscono sempre con: “…me lo devi fare per ieri”.
A volte il cliente non sa valutare i tempi tecnici per poter realizzare un determinato lavoro; spetta a noi, con molta calma, spiegare i perché e i percome.
La richiesta più strana arrivò da uno studio grafico col quale collaboravamo; chiese una stampa in serigrafia della riproduzione di uno Swatch (ad 1 colore per fortuna) su pannelli di pvc trasparente morbido da 3×1 metri!
Mi ricordo ancora che dovemmo stamparli manualmente in due persone, uno a destra ed uno a sinistra della racla, andando in perfetta sincronia e con la stessa pressione lungo i 3 metri del bancone… mamma mia!
Alla fine, nonostante le incognite e qualche pezzo sbagliato di prova, venne un gran bel lavoro con i complimenti dello Studio.
Oltre alla serigrafia utilizzi anche tante altre tecniche di stampa. E’ importante secondo te saper gestire più tecniche o è meglio seguire la strada della specializzazione?
La specializzazione è sempre la strada migliore da seguire, sia per te, che per il cliente che ha difronte un professionista nel suo campo, è quasi impossibile pensare di saper fare tutto e bene.
D’altro canto, è vero (come nel mio caso) che avendo a disposizione, oltre alla serigrafia, anche la stampa digitale, questo mi permette di essere a completa disposizione del cliente, potendo offrire anche altre soluzioni.
Non ci si può improvvisare stampatori, sia serigrafici che digitali, senza avere la giusta formazione.
Com’è un adesivo fatto bene?
Partiamo dalla consapevolezza di dove andrà attaccato, ogni superficie ha il suo adesivo, già quella è una buona base di partenza.
Se parliamo di serigrafia, pellicola, scelta del numero di fili del telaio, la sua incisione e la viscosità dell’inchiostro, giocano sempre un ruolo importantissimo per la riuscita di un buon lavoro.
Per un adesivo in digitale cambia tutto: una “color system library” del tuo plotter, ovvero la gamma di colori che può stampare, è sempre utile per non aver sorprese a stampa avviata.
Se l’adesivo verrà laminato (consiglio sempre di farlo anche se il cliente non lo chiede) bisogna saper aspettare che il solvente sia “evaporato” prima di poter laminare il lavoro appena stampato, soprattutto se dovrà essere intagliato.
Cosa diresti ad un ragazzo che vorrebbe cominciare a stampare in serigrafia? Qual è il minimo indispensabile per iniziare?
Il minimo indispensabile e tutto quello che serve è la passione per quello che stai cercando di imparare, senza quella non vai da nessuna parte.
Per gli strumenti, i kit per iniziare di CPL Fabbrika sono davvero ottimi e ad una cifra decisamente economica ci si può avvicinare a questo fantastico mondo che è la serigrafia.
Cosa c’è nel tuo laboratorio?
Oltre al disordine e la voglia di fare tipica di noi artigiani, ci sono: bromografo + forno, vasca per sviluppo telai, banco manuale ad 1 colore per stampa t-shirt, forno per asciugatura stampe su t-shirt, banco manuale per serigrafia in piano, 4 essiccatoi, taglierina verticale per forex, taglierina manuale per adesivo/carta, plotter da taglio Roland GX-24, plotter da stampa e taglio Roland VS640i, una laminatrice, un bel tavolone da 4×2 metri, postazione da lavoro con 2 monitor.
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