Marco è il nerd, Alessandro il grafico che colleziona t-shirt di ogni genere, Giuseppe è il sognatore del gruppo che non butta mai via le magliette fallate.
Il momento più bello del loro lavoro? Passare la mano sulla t-shirt asciutta per sentire com’è venuta la stampa.
Questa è l’anima di Serimab, laboratorio serigrafico di Vicenza.
Ciao Marco, presentati tu ai nostri lettori e raccontaci cosa fai o cosa fate (quanti siete?) nella vostra Serimab.
Siamo un piccolo team composto da 3 elementi: Giuseppe, che segue la parte amministrativa, Alessandro, che si occupa del comparto grafico, e io che gestisco il reparto stampa.
Ovviamente ci occupiamo principalmente di serigrafia, il reparto in cui mettiamo davvero il cuore e cerchiamo di spingere il più possibile provando tecniche e prodotti nuovi che possano soddisfare (e possibilmente superare) le aspettative dei clienti.
Stampiamo anche tazze in sublimatico, produciamo spillette, forniamo servizi sartoriali e di ricamo, biglietti da visita, volantini, ecc.
La serigrafia è sempre stata nei vostri pensieri? Quando arriva?
Nei miei pensieri, onestamente no, infatti non posso ancora dirmi un veterano, tuttavia posso dire di aver trovato nella serigrafia la vera passione, quello in cui voglio eccellere.
Il vero “believer” è Giuseppe, che già diversi anni fa era partito con un primo brand d’abbigliamento autoprodotto in serigrafia per approdare, dopo varie avventure, al progetto Serimab e senza dimenticare “The Farm Industries”, il marchio fondato da lui e altri due ragazzi per cui Serimab stampa maglie e felpe.
Sul sito leggiamo che Serimab collabora con artisti e collettivi mettendo a disposizione le attrezzature e i materiali per realizzare le loro opere e le loro idee. Quanto è importante la scelta della tecnica di stampa usata nel processo creativo? La serigrafia è arte o pura tecnica?
Cominciando dalla seconda domanda, mi sentirei un po’ presuntuoso a definire come “arte” la serigrafia, l’avevo scritto anche in un breve articolo per gli amici di Vicenza Underground. Penso che in fondo sia soltanto una tecnica per produrre grafiche in serie su di un determinato supporto ma penso anche che sia una delle migliori scelte per un’artista che voglia dare un valore in più alle proprie riproduzioni.
E’ mantenuto l’aspetto artigianale dato dalla grandissima componente manuale, si ha la possibilità di stampare su quasi ogni tipo di supporto, c’è una quantità incredibile di effetti che si possono ottenere applicando la giusta tecnica ed è certamente più abbordabile di altri metodi di stampa come litografia, xilografia, acquaforte, ecc. per cui sono richieste lavorazioni molto più complesse.
Arrivando alla prima domanda invece penso che l’artista non dovrebbe lasciarsi limitare dalla tecnica di stampa in fase creativa, ma scegliere la più adatta in base al risultato che intende ottenere. Insomma, siamo noi serigrafi a dover trovare il modo migliore per consegnare al creativo un prodotto il più possibile aderente a quello che si era immaginato.
Perché vi piace soprattutto stampare sulle magliette?
Perché sono la seconda pelle che puoi cambiare quando vuoi, perché sono un modo di veicolare un messaggio in maniera semplice, diretta e personale.
Con le maglie che indosso io è facile capire quanto sia nerd, quelle che indossa Giuseppe ti dicono che gli piace lo skateboard, l’hip-hop e che non vuole saperne di buttare le t-shirt fallate, Alessandro invece boh, ne ha così tante che è difficile trovarci un nesso..
Quale fase del processo serigrafico vi piace di più e di quale fareste volentieri a meno?
Essendo un feticista delle stampe leggere, anche se non è una vera fase del processo serigrafico, il momento più bello è passare la mano sulla maglia asciutta per sentire com’è venuta la stampa.
Dall’altra parte, se potessi avere telai usa-e-getta e risparmiarmi di pulirli dopo il lavoro, ci metterei la firma.
Che consiglio dareste a qualcuno che volesse cominciare ad imparare a serigrafare?
Mai arrendersi! Banale? Si un po’, però è davvero così, soprattutto se non puoi avere un maestro accanto e devi farti le ossa da solo.
Stampa dopo stampa ti rendi conto di quanto ci sia da imparare, quanto cambi anche soltanto l’inclinazione della racla o una gomma morbida rispetto ad una più dura e mille altri dettagli che all’inizio non pensi nemmeno possano essere una discriminante. C’è un universo intero nella serigrafia e ci vuole molta pazienza per esplorarlo a fondo.
Cosa fate quando non serigrafate?
Quando non c’è da stampare, oltre alla manutenzione ordinaria di laboratorio e ufficio, ci si dedica agli esperimenti. Proviamo nuovi tipi di stampa, cerchiamo effetti particolari o ci applichiamo a nostri progetti.
Ci piace molto la calligrafia e così spendiamo volentieri del tempo anche su quello.
Abbiamo anche in cantiere il “Cinemab”, un cineforum con cui condividere la nostra passione per il cinema.
E non dimentichiamo le mostre d’arte!
Acqua o Plastisol?
Inizialmente, quando non avevamo neanche gli strumenti per dare un’alternativa agli inchiostri a base d’acqua, il plastisol ci è sembrato la soluzione definitiva, in particolare per quanto riguarda il problema delle linee sottili che tendono a sparire stampa dopo stampa.
Ora che abbiamo fatto una certa esperienza però preferiamo decisamente gli inchiostri a base d’acqua, soprattutto per la mano leggera che solo con quelli si riesce ad ottenere. Non disdegniamo però il plastisol, che alcuni clienti continuano a preferire proprio per la sua maggiore consistenza in stampa e che, personalmente, trovo più indicato in certe occasioni.
Cosa c’è nel vostro laboratorio?
A parte un gran casino? Scherzo, in fondo siamo abbastanza ordinati.
Beh dai, diciamo che abbiamo un po’ tutto quello che può servirci, il trittico Vastex, per cui ringraziamo CPL (giostra 6 colori, cappa flash e forno), essiccatoi, il tavolo aspirante per i poster, bromografo, una termopressa, la macchina per la stampa in sublimatico su tazze e la macchina per le spille.
E poi, oltre alle solite forniture da ufficio, abbiamo comodi divani con una bella selezione di libri, cataloghi e fumetti per chi ci viene a trovare, frigo e forno per il ristoro dei viandanti nonché lo spazio per qualche festina ogni tanto.
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