Hanno una storia importante, lunga trent’anni, fatta di incontri, di persone che non hanno mai smesso di far lavorare mani, cervello e cuore. Oggi SeriLeo è un collettivo di creativi che si adoperano per costruire e mantenere uno spazio aperto, condiviso e accessibile a chi ha voglia di fare, serigrafia e non solo.
Ciao SeriLeo, presentatevi voi ai nostri lettori, chi siete e che cosa fate?
SeriLeo è un collettivo di creativi che opera a Milano, in Italia, in Europa e sul pianeta Terra.
La sua base operativa è all’interno del Leoncavallo S.P.A. (Spazio Pubblico Autogestito).
La stampa è veicolo, lavoro e comunicazione.
E il laboratorio è il luogo dove ci si sporcano le mani, dove c’è creatività, passione per l’arte e incontro di progetti e di idee.
A volte questa energia rimane sospesa per aria, insieme all’odore acre dei colori e alla condensa del fiato durante i freddi giorni invernali.
Altre volte, quando ci sono le condizioni ottimali, si riesce ad elaborare dei progetti più ampi e articolati: quest’ultima condizione è l’ideale a cui puntiamo.
Lo spazio che animiamo è qualcosa di più di un semplice laboratorio serigrafico, ha una storia di più di 30 anni e, essendo condiviso da persone e gruppi con interessi, età e storie anche molto diverse tra loro, il progetto è in continua evoluzione.
Altre cose invece sono certe: condividiamo una passione, la serigrafia.
Siamo Noprofit, Antifascisti e ci schieriamo a fianco di chi cerca di rendere il mondo un posto meno ingiusto.
In quanto alle possibilità tecniche: da noi si stampa su carta, t-shirt, tessuto e, in generale su supporti piani.
Come nasce SeriLeo? Perché questo nome?
SeriLeo nasce nel 2010, quando alcune persone che già frequentavano il Leoncavallo per altri motivi, si conoscono, scoprono e, quasi per gioco, rimettono in sesto il laboratorio foto-seri-grafico già esistente ma da qualche anno in disuso: dopo un’estate di lavori e sperimentazione il gruppo si consolida e inizia a progettare le sue attività .
La primissima fase di riattivazione del laboratorio è frutto dell’incontro tra alcuni street artists che frequentavano il collettivo Outliners del Leoncavallo e un artigiano serigrafico argentino che, prima di emigrare in Europa, lavorava come serigrafo pubblicitario nel suo laboratorio.
In poco tempo il gruppo si è ampliato ed è entrato in contatto con creativi e curiosi di vario tipo, chi più e chi meno coinvolto e partecipe.
Il nome SeriLeo è frutto di eventi casuali. Non ci siamo mai posti il problema di darci un nome particolare; infatti abbiamo tenuto il nome esteso di “Laboratorio foto-serigrafico del Leoncavallo”. Successivamente, partecipando a un mercatino di autoproduzioni, gli organizzatori dell’iniziativa – ovvero i ragazzi della Premiata Seriografia – ci hanno inseriti tra i partecipanti col nome di Serileo.
Da quel momento in avanti ci siamo presentati così.
Il vostro spazio è a disposizione di coloro che vogliono stampare ed auto-prodursi. Quanto sono importanti le collaborazioni e gli scambi in questo campo?
Da Marzo di quest’anno abbiamo iniziato un progetto pubblico di apertura del laboratorio.
Questo progetto è l’output di anni di lavoro e studio finalizzati a rendere fruibili e funzionali gli spazi: con i pochi mezzi a nostra disposizione, nonostante ci sia ancora molto da migliorare, siamo riusciti a aprire uno spazio condiviso e aperto a tutti gli effetti.
Le persone che hanno bisogno di un laboratorio serigrafico attrezzato per stampare possono venire in Serileo e Serileo si anima e si sostiene grazie al suo stesso utilizzo.
Un esempio del senso che può avere l’apertura del laboratorio è quello della condivisione delle attrezzature tecniche come ad esempio il sistema di ricircolo Ecocleaner per l’ecologia e lo smaltimento delle acque contaminate dai prodotti serigrafici.
Adesso offriamo in condivisione questa e molte altre attrezzature a chiunque voglia venire a stampare in Serileo e a chi abbia intenzione di farlo in maniera sostenibile.
L’intenzione di risolvere il problema dell’ecologia è sempre stato tema di dibattito interno a Serileo sin dai tempi in cui l’apertura dello spazio sembrava un obiettivo molto lontano da raggiungere o addirittura non rientrava proprio nella nostra progettualità: perché, ora che abbiamo raggiunto questo traguardo, non dovremmo offrire anche ad altre persone e realtà con la stessa nostra sensibilità la possibilità di partire da uno step un po’ più avanzato?
Serileo vive di chi si si trova bene a lavorarci, di chi ne rispetta gli spazi e la politica, di chi dà qualcosa in cambio e di chi aggiunge un pezzetto al lavoro fatto finora: la costruzione di uno spazio condiviso, tecnicamente valido, aperto, accessibile, positivo, costruttivo e creativo.
Autoproduzione è uno dei vostri obiettivi. Ci credete? L’autoproduzione vincerà sulla standardizzazione?
L’autoproduzione vince sulla standardizzazione quando il progetto da realizzare ne rispetta i limiti.
L’autoproduzione è un concetto esteso e che offre diverse chiavi di lettura del fenomeno stesso: il senso di autoprodursi un manufatto è vincolato sia agli aspetti economici sia a quelli emozionali di chi decide di autoprodurre.
L’autoproduzione perde sulla standardizzazione quando vuole porsi come unica alternativa: sono due cose che convivono ed entrano in contatto nella società contemporanea.
Di certo però sarebbe bello immaginare una società con ritmi di vita e tempi adatti alla diffusione massiccia dell’autoproduzione.
Leggiamo che organizzate workshop molto interessanti. Uno di questi insegna a serigrafare con colori organici. Si può fare? Parlateci dei vostri workshop
In serigrafia è possibile stampare ovunque e con qualsiasi cosa.
Il discorso dei colori naturali di Medulla (che ci verrà a trovare il 4 Luglio) ci interessa perchè si relaziona con i discorsi che già facciamo sull’ecologia e sull’ecosostenibilità: è una nuova frontiera ed è possibile.
I nostri workshop in generale sono accomunati dal desiderio di trasmettere ai partecipanti delle conoscenze tecniche differenti da quelle industriali, legate più ad aspetti artigianali e artistici.
Proprio in questo periodo abbiamo organizzato una serie di tre workshop tra loro molto differenti e che trattano la serigrafia da prospettive diverse, il primo sarà una combinazione creativa di serigrafia e tipografia a caratteri mobili, il secondo è incentrato sui cliché creativi e il terzo, quello con Medulla, tratterà appunto il tema dei colori organici.
Che consiglio dareste a qualcuno che volesse cominciare ad imparare a serigrafare?
Pulisci sempre bene la racla. Il telaio è il tuo dio. Non bere il colore.
Quale fase del processo serigrafico vi piace di più e di quale fareste volentieri a meno?
Se non si può rispondere con certezza alla prima domanda perché ognuno di noi ha una fase che preferisce alla seconda domanda invece sì: il recupero dei telai!
Acqua o Plastisol?
Acqua!
Cosa c’è nel vostro laboratorio?
Oltre al caos intendi?! Abbiamo dei banchi da stampa autocostruiti per supporti cartacei, una giostra acquistata usata nell’89, reduce di diversi sgomberi e traslochi (originariamente aveva sei braccia, ora ne funzionano bene solo 3), essiccatoi (uno dei quali eredità geniale di Chuck Sperry che se l’è costruito nel 2006), bromografo, piani luminosi, l’impianto di ricircolo ecocleaner per il trattamento ecologico dell’acqua contaminata dai prodotti serigrafici, una vasca retroilluminata per il lavaggio dei telai, una serie sterminata di telai storici del Leoncavallo.
Per approfondire:
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